La dodicesima notte

La dodicesima notte Le metafore e le similitudini

Amore e malattia

Nella metafora forse più famosa dell’opera, le parole iniziali di Orsino sono:

“Se la musica è l’alimento dell’amore, seguitate a suonare, datemene fino a che la mia passione, troppo divampando, soccomba e spiri.” (1.1)

In questa metafora, Orsino equipara la musica a qualcosa che “nutre“ l’amore. Chiede di avere sempre più musica in modo da eccedere e ammalarsi, privandolo così della sua capacità di amare e quindi di soffrire le pene dell’amore non corrisposto. Questa citazione introduce il pubblico alla concezione specifica di Orsino dell’amore come qualcosa di legato sia all’indulgenza che alla sofferenza.

Caccia e cervo

Nel primo atto, Orsino lamenta il suo amore non corrisposto per Olivia, dicendo:

“Oh, quando i miei occhi videro Olivia per la prima volta, mi parve che purificasse l’aria da ogni miasmo. Fu in quell’istante che venni trasformato in un cervo e i miei desideri, come veltri feroci e crudeli, da allora sono sulle mie tracce.” (1.1)

In questa metafora, Orsino si paragona a un cervo maschio che viene “braccato“ dai suoi stessi desideri. Si tratta di un’interessante rivisitazione della metafora convenzionale della donna o dell’amata come cervo e dell’uomo come cacciatore/inseguitore. Il fatto che Orsino si identifichi con il cervo sottolinea il suo comportamento egoistico e la sua mancanza di consapevolezza.

Mare

Sempre nel primo atto, Orsino continua a descrivere il suo amore non corrisposto paragonandolo al mare:

“Oh spirito d’amore, quanto sei vivo e fresco! Sebbene tu sia immenso, come il mare, niente può penetrare in te, neppure il sentimento più potente e sublime, senza svilirsi e deprezzarsi, in un istante.” (1.1)

Con questa similitudine, Orsino suggerisce che il suo amore è vasto e imprevedibile, come l’oceano, e vorrebbe poterlo controllare per evitare che gli procuri tanta angoscia.

Parole e guanti

In un momento di saggezza che smentisce il ruolo di sciocco del suo personaggio, Feste dice:

“In bocca a una persona sveglia le parole valgono quanto un guanto di capretto. Niente di più facile che ribaltarne il senso!” (3.1)

Con questa metafora, Feste paragona le parole a un guanto nelle mani di un paroliere (o di un drammaturgo, come Shakespeare). Suggerisce che chi è bravo con le parole è in grado di distorcere e manipolare il linguaggio per i propri fini.

Amore segreto e vermi

Mentre Viola fa i conti con la consapevolezza di essersi innamorata di Orsino, che dovrebbe sistemare con Olivia, decide di mantenere segreti i suoi sentimenti e di rimanere il suo fidato paggio, Cesario. Dice:

“Quella donna non rivelò mai il suo amore ma lasciò che il suo segreto, come un verme in un bocciolo, si nutrisse delle sue rosee gote.” (2.4)

In questa similitudine, Viola paragona la segretezza a un verme che la divora lentamente. Quest’immagine raccapricciante era in realtà molto comune nella prima letteratura moderna, resa famosa soprattutto dalla poesia di Andrew Marvell To His Coy Mistress, in cui l’oratore afferma che la verginità dell’amata sarà alla fine contaminata dai vermi quando sarà sepolta nella terra.