Foe (Romanzo)

Foe (Romanzo) Le metafore e le similitudini

Venerdì – Cavallo spaventato (similitudine)

Ogni volta che gli rivolgevo la parola, facevo in modo di sorridere e toccargli il braccio, trattandolo come si tratta un cavallo spaventato.

Susan descrive il modo in cui tratta Venerdì dopo averlo portato a bordo della nave, lasciandosi l’isola alle spalle e partendo per l’Inghilterra. Qui fa un confronto tra sé stessa con Venerdì e un addestratore di cavalli con i cavalli rivela molto più su di lei che non su Venerdì. La sua superiorità è evidente. Venerdì in questa scena non è altrimenti paragonabile a un animale.

Lingua amputata di Venerdì – Anfibio inerte (similitudine)

Penso alla radice della lingua rintanata dietro quelle labbra carnose, simile a un rospo in un inverno perenne, e rabbrividisco.

Il “rospo in inverno perenne” è ibernato in un luogo oscuro, pulsante e vivo, ma incapace di saltare fuori, di diventare sé stesso. La similitudine che Susan usa nell'immaginare la lingua smembrata di Venerdì cattura un'impotenza straziante che fa vivere l'esperienza del mutismo fisico di Venerdì e ispira un profondo "brivido".

Conversazione - abbraccio (similitudine)

Il desiderio di una parola in risposta è simile al desiderare l’abbraccio di un’altra persona, al desiderio di essere abbracciati da un’altra persona.

Susan sta parlando con Venerdì, cerca di descrivergli l'esperienza della parola, del linguaggio e della conversazione. La sua similitudine che paragona il conversare a un atto di accoppiamento è un modo suggestivo di immaginare uno scambio dialettico di linguaggio.

Donna solitaria – Preda spaventata (similitudine)

Ma ricordate, una donna sola deve viaggiare come una lepre, con un orecchio sempre teso per via dei cani.

Susan descrive il viaggiare da sola. Il paragone che fa si riferisce alla costante minaccia che una donna sola affronta nel periodo del romanzo: la lepre vigile cattura la tensione nervosa della donna solitaria, mentre i segugi descrivono la minaccia fisica degli uomini.

Domande esistenziali - Causa di paralisi (similitudine)

Non saprei dire chi tra di noi sia un fantasma e chi no: è una questione dinanzi alla quale possiamo solo rimanere fermi a guardare in silenzio, come un uccello davanti a un serpente, nella speranza che non ci ingoi.

In questa similitudine, Coetzee illustra un'esperienza di paralisi di fronte alla domanda sul significato dell'identità personale. La domanda se siamo tutti fantasmi o meno sorge dopo il ritorno della ragazza che sostiene di essere la figlia di Susan Barton e Susan inizia a dubitare della propria esistenza. La domanda non è solo quella letterale di Susan, ma è una domanda più ampia sul significato dell'esistenza personale di fronte alla cancellazione storica. L'immagine dell'uccello davanti al serpente mostra che la domanda è una domanda che minaccia di consumarci e, di fatto, di cancellarci.